assi congelati… Per ora. Ma l’aumento è alle porteLo spettro del rialzo dei tassi di interesse continua ad agitare i mercati. Dopo la scelta della Bank of England di alzare i tassi per la seconda volta, per gli analisti è solo questione di tempo prima che anche le altre banche centrali mettano mano alla propria politica monetaria. Giovedì la Bce ha confermato quanto stabilito a dicembre: restano invariati i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale. Nel dettaglio, i tassi sono congelati allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%. Ma resta l’incognita 2022. La presidente della Bce, Christine Lagarde, si è mostrata per la prima volta preoccupata dall’andamento dell’inflazione: «Non vogliamo agitare le acque, ci muoviamo con gradualità, ma la situazione effettivamente è cambiata. Rispondiamo a una situazione, ma la situazione è cambiata». Lagarde, interpellata sulle stime d’inflazione all’1,8% per il 2023 e 2024 che finora hanno sconsigliato un aumento dei tassi, ha spiegato che restano da fare valutazioni, ma «lasciatemi dire che ci stiamo avvicinando molto all’obiettivo della Bce» che è un’inflazione al 2%. E sui possibili aumenti ha detto: «Non faccio mai promesse senza condizionalità e, in questo momento, è ancora più importante essere molto attenti a questo. Valuteremo molto attentamente, saremo dipendenti dai dati. Faremo questo lavoro a marzo». Una dichiarazione che ha subito portato lo spread a 150 punti e che ha causato una fiammata del rendimento del Btp decennale ai massimi dal maggio 2020. Il rendimento è salito fino all’1,6139%, con uno spread sul Bund che si è mantenuto appena sotto 150 punti base, ma in deciso rialzo rispetto a 139 di ieri. La scelta della Bce di attendere marzo per prendere decisioni sui tassi si allinea a quella della Fed, la banca centrale statunitense, che sembra decisa ad appesantire le sue condizioni di credito nello stesso periodo. Ma quali sarebbero le conseguenze di un rialzo dei tassi di interesse in Italia? Dall’economia reale, agli investimenti in titoli di Stato e azioni alla finanza, ecco cosa potrebbe cambiare. – Leggi anche: Btpei, come funzionano i Btp anti inflazione e cosa cambia per i risparmiatoriI tassi da conoscereLa principale conseguenza di un rialzo dei tassi d’interesse è l’aumento del costo del denaro preso in prestito. Il che significa ripercussioni a cascata su mutui, credito e finanziamenti. Il meccanismo è semplice. In Ue tutto dipende dagli scambi tra la banca centrale e le diverse banche commerciali. Attraverso le cosiddette operazioni di rifinanziamento marginale, ad esempio, la Bce presta fondi alle banche con rimborso nella giornata lavorativa successiva (overnight). Il tasso di interesse che si applica a questi prestiti è uno dei tre tassi di riferimento fissati dalla Bce periodicamente. Gli altri due tassi sono: il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali, (ORP) ovvero il tasso di interesse corrisposto dalle banche quando assumono prestiti dalla Bce per la durata di una settimana (questi comportano per le banche un costo inferiore rispetto ai prestiti overnight) e il tasso sui depositi presso la banca centrale, che definisce l’interesse che le banche percepiscono, o devono versare in caso di tassi di interesse negativi, sui propri depositi overnight presso la Bce. Da queste tre percentuali dipende, semplificando, il comportamento delle banche nei confronti del cliente e le condizioni di credito.Il ruolo di Bce e FedLa Bce aveva stabilito di mettere mano alla politica monetaria solo quando l’inflazione fosse scesa verso il 2% in Ue. L’inflazione annua nell’Eurozona dovrebbe però attestarsi secondo Eurostat a +5,1% a gennaio, in aumento rispetto al 5% di dicembre 2021. La presidente della Bce, Christine Lagarde, su questo punto è stata chiara: «La situazione è cambiata» ma «lasciatemi dire che ci stiamo avvicinando molto all’obiettivo della Bce». Ovvero un’inflazione al 2%. Se la situazione in Europa appare statica sul fronte dei tassi, gli Stati Uniti prevedono invece la cosiddetta «normalizzazione» entro il 2024. Come riporta il Sole 24 ore «i Fed funds, i tassi ufficiali, sono previsti vicini all’1% tra un anno, tra l’1,5 e l’1,75% tra due e tra il 2 e il 2,25%».Tassi Bce ed effetto sui mutui Tassi più alti sul credito tra Bce e banche potrebbero significare condizioni di mutuo meno favorevoli. Va infatti calcolato un maggior costo del capitale preso a prestito. Ad esempio, il tasso al quale la Banca centrale europea concede prestiti alle banche operanti nell’Unione è utilizzato come parametro di indicizzazione dei mutui ipotecari a tasso variabile. Finanziamenti che potrebbero diventare meno convenienti in caso di ritocco dei tassi Bce. Uno dei rischi è poi che la domanda di mutui, diventati meno convenienti, scenda.Le obbligazioniSul fronte delle obbligazioni pesa il cosiddetto «rischio di tasso d’interesse» ovvero la variazione del livello dei tassi durante la ‘vita’ del prestito obbligazionario. Quando i tassi salgono, i prezzi dei titoli di Stato (e di tutte le obbligazioni) scendono. Una relazione inversa, che diventa più forte tanto più è lunga la vita residua delle emissioni. Un rialzo dell’1% provoca un calo intorno all’8% della quotazione se parliamo di Btp decennali, mentre un Btp a due anni se la cava con un -1,5%. I tassi in salita rendono più complicata la vita degli investitori in titoli a cedola fissa, perché, strada facendo, le remunerazioni semestrali dei titoli emessi quando i tassi erano più bassi saranno sempre meno adeguate ai nuovi livelli. I titoli a cedola variabile, invece, quando i tassi salgono diventano più generosi. Perché le loro cedole sono agganciate ai tassi Euribor, come per esempio i Cct. Oppure all’inflazione, come nel caso dei Btp Italia o dei Btp agganciati al costo della vita europeo. (Giuditta Marvelli) Le azioniLe Borse non amano il rialzo dei tassi di interesse. E manifestano in anticipo la loro avversione ai cambi di stagione di questo tipo. Nelle ultime settimane i su e giù di Wall Street sono giustificati anche dalla presa di coscienza che, quasi certamente, in marzo la Federal Reserve alzerà il costo del denaro. Ci sono però alcuni settori, come per esempio quello dei titoli finanziari, che sono favoriti dal rialzo dei tassi, perché con rendimenti più elevati alcune attività delle banche sono più redditizie. I tassi più elevati sono l’effetto di una ripresa dell’economia. E quindi anche i titoli dell’energia e dei consumi di base e voluttuari sono tra i favoriti, una volta che i listini abbiano “metabolizzato” la nuova situazione. (Giuditta Marvelli) Aziende, tassi sù meno investimenti Un aumento dei tassi d’interesse può però portare a una frenata degli investimenti delle aziende oltre che a una riduzione del numero di nuove attività che necessitano nelle prime fasi di credito da parte delle banche. Le imprese che offrono servizi finanziari potrebbero invece ottenere benefici dall’aumento dei tassi: più questi aumentano, più sono potenzialmente in grado di ottenere profitti.I consumi bloccatiC’è poi la questione consumi. In uno scenario di tassi alti sul denaro prestato, il consumatore sceglie storicamente un approccio conservativo, risparmia invece di spendere. Il che può andare a danno dell’economia reale. La riduzione dell’acquisto di beni e servizi, potrebbe spingere le aziende a tagliare i costi: si va dal licenziamento del personale alla riduzione della produzione. Un effetto domino estremamente pericoloso anche in relazione alla crisi pandemica. Consumi, inflazione, denaro, risparmio, finanza.
Fonte: MSN Money